La povertà nel lavoro domestico

Nel 2022 se consideriamo il totale dei lavoratori italiani, quelli a rischio di povertà sono l’11,5%, ovvero, circa 2,7 milioni. di lavoratori. Se ci focalizziamo solo sui lavoratori domestici la percentuale sale al 30%, del resto si tratta di un settore a forte rischio anche per l’elevata incidenza di irregolarità. Bisogna tener presente che nei settori in cui viene registrata una maggiore presenza di lavoro informale, c’è una maggiore presenza di lavoratori a basso salario.

Dall’altra parte abbiamo le famiglie datori di lavoro domestico che non sempre riescono a far fronte al costo dell’assistenza. Come riportato nel 5° Rapporto annuale sul lavoro domestico DOMINA, con la sola pensione il 52% dei pensionati può permettersi un piccolo aiuto di 5 ore a settimana, ma se le ore aumentano la percentuale si riduce al 6,2% (40 ore).

Secondo Lorenzo Gasparrini, segretario generale di DOMINA, “La povertà economica e sociale del lavoro domestico riguarda sia i lavoratori che le famiglie datori di lavoro domestico. Solo una politica che supporti le famiglie nel loro compito di assistenza e al tempo stesso agevoli la regolarizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori può migliorare la situazione”.

Tutti i dati.

Le rimesse dei lavoratori domestici migranti

Oltre a fornire un contributo essenziale alle famiglie italiane e al sistema economico nel suo insieme, le lavoratrici e i lavoratori domestici immigrati offrono un importante sostegno alle famiglie d’origine.

Secondo la Banca Mondiale, le rimesse dall’estero incidono per più del 10% in Moldavia (15,5%) e Georgia (14,2%). Anche Ucraina (9,0%), Filippine (9,3%) e Albania (9,4%) registrano una forte dipendenza dall’estero.

Complessivamente, le rimesse inviate dagli immigrati residenti in Italia a sostegno delle famiglie nei Paesi d’origine si attestano nel 2022 a 8,2 miliardi di euro, nonostante un lieve calo rispetto al 2021 (-1,8%). Rispetto al 2017, il volume complessivo è aumentato del +44,9%.

Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, “le lavoratrici e i lavoratori domestici in Italia non solo danno un contributo importante al sistema di welfare nazionale e al sistema economico nel suo insieme, ma allo stesso tempo contribuiscono, grazie ai loro risparmi, al sostentamento delle famiglie rimaste in patria. Le rimesse degli immigrati verso i Paesi d’origine superano oggi gli 8 miliardi di euro l’anno. Tra i primi Paesi riceventi figurano anche alcuni Paesi caratterizzati da una forte presenza di domestici in Italia, come Filippine, Ucraina e Moldavia”.

Dati e grafici sulle rimesse sono disponibili sul sito dell’Osservatorio DOMINA.

Il lavoro domestico vale 1 punto del PIL

Come evidenziato nel 5° Rapporto annuale sul Lavoro domestico a cura dell’Osservatorio DOMINA, il lavoro domestico coinvolge in Italia oltre 1,8 milioni di lavoratori e lavoratrici e circa 2 milioni di famiglie datori di lavoro. La componente irregolare rappresenta più della metà del totale, con un tasso di irregolarità pari al 51,8%.

Secondo i dati INPS relativi alla sola componente regolare, nel 2022 la spesa delle famiglie italiane per il lavoro domestico incontra per la prima volta un calo. Considerando la somma tra retribuzione dei lavoratori domestici, TFR e contributi versati, nel 2017 il valore complessivo era di 7,32 miliardi, mentre nel 2021 ha superato gli 8 miliardi e nel 2022, a seguito del calo dei lavoratori domestici, si è attestato a 7,72 miliardi. Si tratta comunque del secondo valore più alto del decennio, dopo quello del 2021.

Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, “Pur essendo un settore poco sostenuto a livello istituzionale e basato essenzialmente sullo sforzo e sui risparmi delle famiglie, il contributo economico del lavoro domestico è di un punto di PIL (17,1 miliardi). A questo si aggiunge, peraltro, un imprescindibile contributo sociale, con le famiglie chiamate a svolgere un ruolo di welfare a proprio carico”.

Il lavoro domestico nelle regioni italiane

Nel 2022 i lavoratori domestici contribuenti all’INPS sono quasi 900 mila, con una riduzione rispetto al 2021 pari al -7,9% (-76.548 lavoratori). Gli effetti della “sanatoria”, la norma che ha consentito la regolarizzazione di molti lavoratori domestici stranieri, si sono esauriti nel 2022.

A livello regionale il decremento dei lavoratori domestici non è omogeneo: in alcune regioni l’esaurimento degli effetti della “sanatoria” sembra essere più significativo, in particolare in Campania (-13,5%), Basilicata (-13,3%) e Calabria (-13,1%). In altre zone del paese, invece, il calo è stato meno importante, come in Sardegna (-1,9%). Rispetto alla popolazione residente, i lavoratori domestici sono maggiormente presenti in Sardegna, nel Lazio ed in Toscana. Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio, un terzo di tutti i lavoratori domestici si concentra in sole due Regioni: Lombardia (19,5%) e Lazio (13,8%).

Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, “cogliere le specificità territoriali è fondamentale per capire il fenomeno del lavoro domestico, specialmente in un Paese come l’Italia, caratterizzato da forti differenze identitarie. Le peculiarità regionali aiutano anche a comprendere la frammentazione del sistema di welfare a sostegno delle famiglie, ben illustrata nel Rapporto dell’Osservatorio DOMINA”.

Approfondisci i dati del lavoro domestico nelle regioni.

I lavoratori domestici nella Repubblica di San Marino

La Repubblica di San Marino è uno degli Stati più piccoli d’Europa e la più antica repubblica d’Europa, si trova all’interno dell’Italia e non ha sbocco sul mare. La popolazione presente è pari a 35 mila cittadini e la struttura per età è simile a quella italiana, con una presenza di popolazione anziana leggermente più contenuta, infatti l’età media è leggermente più bassa (45 anni rispetto ai 46 calcolati per l’Italia).

Per far fronte all’esigenza di assistenza, il lavoro domestico è inserito nei permessi di lavoro temporanei, che sono regolati attraverso il decreto delegato nel quale viene fissato il numero massimo di permessi di soggiorno ogni fine anno per l’anno successivo. Il Congresso di Stato in base alla consultazione della Gendarmeria e delle parti sociali ogni anno decide il numero di permessi di soggiorno per lavoro da rilasciare. In Italia si è tornati ad inserire il lavoro domestico nel decreto flussi solo nell’ultimo decreto flussi triennale 2023-2025.

Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, “La Repubblica di San Marino pur essendo una piccola realtà riesce a darci uno spacca interessante per quel che riguarda il lavoro domestico. Soprattutto per le politiche di gestione dei permessi temporanei per l’assistenza, che sembrano garantire una maggiore regolarità del lavoro domestico.”

Consulta le statistiche sul lavoro domestico nella Repubblica di San Marino.

Quasi un milione di famiglie datori di lavoro

Secondo i dati INPS forniti all’Osservatorio DOMINA, i datori di lavoro nel 2022 sono tornati sotto il milione (977.929), in lieve calo rispetto all’anno precedente (-6,6%). Come per i lavoratori domestici, anche per i datori di lavoro si tratta probabilmente di un assestamento del dato dopo gli aumenti del 2020 e del 2021, dovuti alle misure di contenimento della pandemia.

Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, “le famiglie italiane giocano un ruolo sempre più importante non solo come beneficiarie dei servizi di assistenza, ma anche come datori di lavoro domestico. Nel modello attuale di welfare, le famiglie si trovano a gestire servizi fondamentali quali la cura degli anziani e dei disabili o l’assistenza ai minori, senza considerare l’aiuto essenziale nella gestione della casa. Considerando solo la componente regolarmente censita dall’INPS, le famiglie datori di lavoro sono quasi un milione. La pandemia ha evidenziato le difficoltà del sistema sanitario nazionale che, senza l’impegno delle famiglie, sarebbe ulteriormente sotto pressione. È importante, quindi, dare riconoscimento e sostegno a questo impegno, mettendo le famiglie nelle condizioni di operare in sicurezza e fiducia.”

Approfondisci il tema sul sito dell’Osservatorio DOMINA.

Lavoratori domestici stranieri in Italia

L’analisi dei paesi di origine dei lavoratori domestici evidenzia come il 46% dei lavoratori “stranieri” provenga da tre nazioni: un quinto viene dalla Romania (131 mila), il secondo Paese più rappresentato è l’Ucraina, con 91 mila lavoratori, seguito dalle Filippine con 65 mila.

Seguono gli altri paesi di provenienza; il 6% dei lavoratori domestici totali in Italia proviene dal Perù (37.333), mentre il 5,6% dalla Moldavia (35.113). Sotto le 7 mila unità paesi come la Bulgaria, Senegal, Russia o Nigeria.

Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, “Per il nostro Osservatorio è fondamentale realizzare la mappatura delle nazionalità dei lavoratori domestici. Ci permette di capire quali sono le nazionalità più coinvolte nel settore e gestire eventuali azioni di programmazione e formazione”.

L’Osservatorio DOMINA, grazie ad una fornitura di dati personalizzata INPS, nell’analisi, riesce ad individuare quali sono le nazionalità più coinvolte nel settore domestico. Nello studio, oltre a quantificare il numero di domestici provenienti dalla Romania o dall’Ucraina, si analizza la propensione al lavoro domestico di alcune nazionalità.

L’indagine sui lavoratori domestici stranieri in Italia e i maggiori paesi di origine è disponibile sul sito dell’Osservatorio DOMINA.

Aumentano i lavoratori domestici italiani, soprattutto al sud

Nel 2013 i lavoratori domestici italiani erano pari al 21,2% del totale; negli ultimi dieci anni l’incidenza degli italiani nel settore del lavoro domestico è cresciuta progressivamente in modo quasi lineare, arrivando al 30,9% nel 2020. A quel punto la componente italiana ha subito un lieve calo nel 2021 (30,1%), per poi crescere leggermente nel 2022 (30,5%).

Nell’immaginario collettivo, il lavoro domestico è un settore costituito (dal lato della forza lavoro) quasi esclusivamente da lavoratori – anzi, prevalentemente lavoratrici – stranieri.
In realtà, già da alcuni anni stiamo assistendo ad un aumento della componente italiana, soprattutto al Sud, in particolare nelle mansioni di cura della casa.

Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, “la componente italiana è sempre più rilevante nel lavoro domestico. Mediamente, si tratta di più del 30% dei lavoratori domestici, con picchi superiori al 50% in molte regioni del Sud.
Le tematiche legate a colf e badanti, dunque, non riguardano solo lavoratori e lavoratrici di origine straniera, ma anche forza lavoro autoctona. Nei prossimi anni, inoltre, l’invecchiamento della popolazione porterà sempre più famiglie ad aver bisogno di un aiuto: ecco che il lavoro domestico può rivelarsi anche un’opportunità di impiego per donne e uomini di nazionalità italiana.

Tutti i dati e il dettaglio sulla situazione regionale nell’articolo sul sito dell’Osservatorio DOMINA.

Lavoro domestico, settore non (più) solo al femminile

In Italia, dai dati INPS, risulta che il trend dei lavoratori domestici maschi è in declino costante dal 2013 al 2019; nel 2020, però, si registra un importante aumento, raggiungendo nel 2021 un’incidenza del 15,3% sul totale.
Il lavoro domestico è storicamente visto come un’attività prettamente femminile, tanto che nel linguaggio comune si tende a declinare al femminile “le colf” e “le badanti”. Tuttavia, come sottolineato dall’Osservatorio DOMINA, negli ultimi anni è aumentata la componente maschile in questo settore, in particolare nelle province del Sud come, per esempio, Palermo e Messina, dove circa il 30% dei collaboratori familiari (Colf) sono uomini.

Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, “sebbene il lavoro domestico sia tuttora in gran parte gestito da donne – in Italia come nel resto del mondo – la componente maschile è tutt’altro che marginale, soprattutto in alcune realtà territoriali. È importante quindi tenerne conto quando si affronta il tema: “i colf” e “i badanti” sono figure professionali con caratteristiche molto diverse rispetto a quelle femminili, e necessitano quindi di servizi e tutele particolari.

Tutti i dati e il dettaglio provinciale sono disponibili sul sito dell’Osservatorio DOMINA.

Quasi 8 miliardi dalle famiglie italiane per il lavoro domestico

Nel 2022 le famiglie datori di lavoro domestico hanno speso 7,7 miliardi per i loro collaboratori domestici, sommando retribuzioni, contributi e TFR.
Mediamente, a livello nazionale il costo lordo di una badante incide per il 63% su un reddito medio da pensione. Il peso del costo per la badante è ancora più intenso al Nord, superando il 70% in città come Brescia, Bergamo e Reggio Emilia e toccando il picco massimo a Verbano-Cusio-Ossola.
Nel 2022 i lavoratori domestici che hanno versato i contributi all’INPS sono stati 894.299, con un decremento rispetto al 2021 pari a -7,9%.

Commenta Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale DOMINA: “In attesa della riforma sulla non autosufficienza, i cui decreti attuativi sono previsti entro gennaio 2024, le famiglie italiane sostengono una quota molto rilevante di welfare. Per esempio, il costo medio di una badante incide per il 63% su un reddito medio da pensione, superando il 70% in molte città del Nord.
Per questo, DOMINA ribadisce la necessità di sostenere le famiglie italiane, ad esempio aumentando gli sgravi fiscali per il lavoro domestico, per ridurre il lavoro nero e favorire la legalità e la sicurezza”.

Tutti i dati disponibili nell’articolo sul sito dell’Osservatorio DOMINA.