Nasce l’Osservatorio europeo sul lavoro domestico

L’Osservatorio DOMINA ha pubblicato il primo Dossier europeo sul lavoro domestico, dal titolo “Domestic work in Europe: a fast‑growing sector”. Le dinamiche demografiche e socio‑economiche in corso hanno reso il lavoro domestico uno dei settori in più rapida espansione negli ultimi decenni e il dossier analizza i diversi modelli di welfare (Scandinavo, Anglosassone, Continentale, Mediterraneo, Est Europa), da cui derivano profonde differenze nella gestione del lavoro di cura e di assistenza alla persona: in particolare, quello che varia è il rapporto tra i principali attori in campo, ovvero Stato, Mercato e Famiglie. Il diverso tessuto sociale, insieme a politiche e scelte differenti, porta le famiglie ad affrontare la “gestione domestica e dei propri cari” in modo diverso.

Complessivamente, nel territorio Ue27 nel 2020 sono oggi presenti quasi 11 milioni di lavoratori dell’assistenza, pari al 5,5% degli occupati totali. Il gruppo più numeroso è quello dell’assistenza non residenziale (4,9 milioni), seguito dai lavoratori dell’assistenza residenziale (4 milioni). I lavoratori domestici sono invece 1,9 milioni, pari all’1% degli occupati totali. A livello economico, nel 2020 il settore del lavoro domestico ha prodotto un Valore Aggiunto di 39,4 miliardi di euro, pari allo 0,33% del totale nell’area Ue27, con picchi massimi in Italia (1,09%) e Spagna (0,88%).

Lavoro domestico: aumento dei badanti uomini, si arriva a 40mila

Nel 2021, il numero di lavoratori domestici è aumentato rispetto all’anno precedente, arrivando a 961.358 unità. La novità è che la crescita è trainata soprattutto dalla componente maschile. I “badanti” uomini sono

la categoria cresciuta di più negli ultimi anni. Di conseguenza, aumenta anche l’incidenza degli uomini sui lavoratori domestici totali. Se fino al 2019 gli uomini rappresentavano meno del 12% del totale, la percentuale ha superato il 13% nel 2020 e addirittura il 15% nel 2021.

Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, “anche il lavoro domestico è cambiato, come molti segmenti della società, e non è più un comparto esclusivamente femminile. Oggi gli uomini impiegati nel settore sono quasi 150 mila. Si tratta di una componente molto dinamica, cresciuta di quasi il 30% negli ultimi sei anni”.

OIL e UNHCR con Domina: corsi di formazione per rifugiati ucraini

A settembre saranno avviati tre corsi di formazione gratuiti nell’ambito del progetto “DOMINA Incontra le Famiglie 2022” e interamente dedicati ai rifugiati ucraini. I corsi di formazione avranno luogo a Genova, Milano e Roma per sostenere le persone rifugiate nel loro percorso di inclusione socio-lavorativa con l’acquisizione di competenze per l’esercizio delle professioni di colf, badante e baby-sitter.

I corsi sono organizzati da DOMINA in collaborazione con OIL e UNHCR. “La formazione è uno strumento determinate per la professionalizzazione del lavoro domestico, il riconoscimento del valore economico e sociale del settore e il miglioramento delle condizioni di lavoro”, ha affermato il Direttore dell’Ufficio OIL per l’Italia e San Marino, Gianni Rosas.

Seguendo le norme internazionali sul lavoro domestico e sull’accesso dei rifugiati al mercato del lavoro, i programmi realizzati dall’OIL in diverse nel mondo hanno come priorità il riconoscimento del diritto all’istruzione e formazione e il supporto ai rifugiati per ottenere un lavoro regolare attraverso l’orientamento e la formazione professionale. I corsi organizzati in Italia agevoleranno i rifugiati nell’accesso a un lavoro dignitoso, affinché possano realizzare con successo i loro obiettivi personali e professionali.

I lavoratori domestici sfiorano quota un milione

Nel 2021 il numero arriva a 961.358 unità. Lo affermano i dati dell’Osservatorio DOMINA che evidenziano anche il ruolo della componente immigrata e l’impatto della procedura di regolarizzazione avviata nel 2020. Il settore si conferma a prevalenza femminile (84,9%) e immigrata (70,0%), ma sono gli uomini stranieri a registrare l’incremento più forte (nel 2020 e nel 2021 sono la categoria che ha registrato l’aumento maggiore +62%), mentre quelli italiani sono raddoppiati dal 2012 al 2021, passando da 13 mila a 25 mila unità. Le lavoratrici donne straniere sono comunque il gruppo più numeroso e rappresentano il 57,5% del totale. Le italiane sono invece oltre un quarto del totale (27,4%) ma in ogni caso in crescita progressiva dal 2012. Il primo Paese per presenza nel settore è la Romania che rappresenta il 21,6% seguono Ucraina (14,1%) e Filippine (10,1%).

Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, “la presenza straniera è storicamente molto importante nel settore domestico. La regolarizzazione avviata nel 2020 ha rappresentato un’opportunità per le famiglie per mettere in sicurezza se stesse e i propri lavoratori, ma ha anche evidenziato le criticità del sistema attuale e del meccanismo stesso delle “sanatorie”. Per superare queste criticità in modo strutturale, la piattaforma delle parti sociali ha proposto nel 2020 l’introduzione di quote annuali d’ingresso per lavoro domestico, superando la logica dell’emersione”.

Lavoro domestico e salario minimo

Il settore del lavoro domestico in Italia è disciplinato e tutelato dal CCNL di categoria e va ricordato e che le famiglie assumono per necessità, a volte addirittura per emergenza. Secondo l’Osservatorio DOMINA sul lavoro domestico, l’introduzione di un salario minimo renderebbe ancora più gravoso il peso dell’assistenza alle famiglie amplificando il ricorso al lavoro nero.

“Le elaborazioni dell’Osservatorio DOMINA sul lavoro domestico – commenta Lorenzo Gasparrini – evidenziano come il costo medio di un’assistente alla persona già oggi non sia sostenibile per la maggior parte dei pensionati italiani, che quindi devono essere sostenuti dai figli o attingere ai risparmi. L’introduzione del “salario minimo” anche per i lavoratori domestici renderebbe di fatto impossibile questa spesa per le famiglie italiane, alimentando inevitabilmente il lavoro nero. Considerando che già oggi il lavoro domestico registra il 57% di irregolarità, l’obiettivo dovrebbe essere quello di ridurre gli oneri per le famiglie, non certo aumentarli”.

Assegno Universale Unico. Dopo l’infanzia anche la non autosufficienza?

Se l’Assegno Unico Universale ha razionalizzato gli strumenti per sostenere la natalità, uno strumento simile potrebbe essere introdotto anche a sostegno delle persone bisognose di assistenza.

Oggi il 5,2% della popolazione (oltre 3 milioni) soffre di gravi limitazioni che impediscono di svolgere attività quotidiane. Ad esserne più colpiti sono gli anziani (1,5 milioni), il 22% degli over 65. Nel III Rapporto annuale sul lavoro domestico, DOMINA ha analizzato l’impatto del sistema Long Term Care all’italiana, composto da diversi benefici economici a fondo perduto.

Al fine di riordinare le risorse esistenti, DOMINA – Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico, firmataria del CCNL di categoria ha illustrato alle Istituzioni la proposta dell’Assegno Unico Universale per la Non Autosufficienza. “Analogamente a quanto fatto per le risorse destinate all’infanzia – commenta Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA – questo strumento consentirebbe di razionalizzare e rendere più eque le risorse destinate alle persone non autosufficienti”. Il costo effettivo della manovra proposta potrebbe aggirarsi intorno ai 32,5 miliardi di euro, non molto superiore rispetto alla spesa attuale per Long Term Care.

Barriere di accesso alla maternità per le lavoratrici domestiche

Per le lavoratrici domestiche, esiste una “barriera d’accesso” alla maternità, che rende difficile la conciliazione tra l’essere madre e lavoratrice. A differenza delle altre lavoratrici dipendenti che possono usufruire della maternità senza particolari vincoli, le lavoratrici domestiche devono aver accumulato un numero minimo di contributi. Questo significa che la maternità non è fruibile solo dopo aver maturato una certa anzianità.

“A tutte le donne lavoratrici – commenta Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di Domina – devono essere riconosciuti gli stessi diritti di maternità e genitorialità. Conciliare lavoro e famiglia è sempre difficile in Italia, ogni anno molte neo mamme devono rinunciare al lavoro per potersi occupare dei figli. Alle lavoratrici domestiche viene riconosciuta solo la maternità obbligatoria; dopo 3 mesi dal parto possono essere licenziate, non hanno il concedo parentale, né i riposi per allattamento o la malattia del figlio. Dare gli stessi diritti di maternità a queste che donne che si occupano della nostra casa e dei nostri anziani è una questione di giustizia, in linea con il principio di equità tra i settori sancito dalla Convenzione ILO n. 189/2011 sul lavoro dignitoso per le lavoratrici e i lavoratori domestici.”

Regione che vai, lavoro domestico che trovi

Nonostante sia un fenomeno ormai diffuso in tutta Italia, il lavoro domestico si è adattato alle peculiarità socio-economiche del territorio, diversificandosi ed evolvendo diversamente in ciascuna area del Paese.

In Sardegna troviamo la maggiore incidenza di lavoratori domestici per abitante, o la più alta percentuale di lavoratori di cittadinanza italiana. In Sicilia si registra la più alta presenza maschile mentre in Campania, l’invecchiamento demografico determinerà il più alto fabbisogno di assistenti nei prossimi 30 anni.

“Le peculiarità del territorio legate al lavoro domestico – commenta Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA – non solo fotografano la grande diversità delle Regioni, ma rappresentano il risultato di diverse culture e possibilità economiche. Le schede regionali, parte del Rapporto DOMINA, consentono di conoscere meglio le specificità del lavoro domestico e diventano uno strumento utile anche per il decisore politico, locale e nazionale, per poter definire politiche del lavoro e della famiglia basate su dati reali.”

Sostegno a colf e badanti ucraine: stanziato 1 milione di Euro

La Cas.Sa.Colf (Cassa Sanitaria Colf) ha approvato un nuovo regolamento che aiuta e supporta le lavoratrici domestiche ucraine in Italia.

“È stato stanziato un milione di Euro di rimborsi per colf e badanti iscritte a Cas.Sa.Colf, che hanno parenti in fuga dalla guerra in Ucraina e intendono ospitarli.” A darne notizia è Lorenzo Gasparrini che per DOMINA, Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico, segue le trattative a livello nazionale ed è consigliere della Cas.Sa.Colf.

Ad oggi sono iscritte alla Cassa oltre 33mila ucraine. Questo il commento del presidente Mauro Munari: “Abbiamo pensato ad un’azione concreta per aiutare le nostre iscritte e i nostri iscritti a dare una mano ai loro cari che fuggono dal dramma della guerra. Rimborseremo spese di prodotti e beni alimentari, farmaceutici, vestiario o materiali scolastici. Ci è sembrato doveroso intervenire in un momento di estrema gravità come questo”.

Il rimborso previsto è una tantum, ed è destinato solo alle lavoratrici ed ai lavoratori iscritti che ospitano al proprio domicilio, o alla propria residenza, parenti entro il terzo grado e-o affini entro il secondo grado, sfollati dall’Ucraina in conseguenza del conflitto armato. Previsto un solo rimborso di 300 euro al massimo a lavoratrice, a prescindere dal numero di persone ospitate.

Le domande resteranno aperte per un anno e potranno essere inviate alla Cas.Sa.Colf all’indirizzo e-mail praticheucraina@cassacolf.it. Per informazioni sulla documentazione necessaria è possibile visitare il sito www.cassacolf.it. È stato attivato anche un numero verde, 800 1000 26 per supporto e chiarimenti.

Consigliamo di consultare il regolamento pubblicato sul sito della Cassa per la richiesta del contributo per il ricongiungimento familiare.

Lavoro domestico, nel 2020 aumentano le famiglie coinvolte

A fine 2020 i datori di lavoro domestico regolari sono 992 mila, in aumento rispetto all’anno precedente dell’8,5%. Contando anche la componente irregolare, si superano i 2,3 milioni di famiglie coinvolte. Questi sono alcuni dei dati contenuti nel nuovo Rapporto annuale DOMINA sul lavoro domestico.

Dall’analisi risulta che il 94,9% dei datori di lavoro domestico è di nazionalità italiana. Gli stranieri comunitari rappresentano il 2,4%, mentre gli extra Ue il 2,6%. Le donne rappresentano il 57,1% dei datori di lavoro, anche se nell’ultimo anno gli uomini hanno registrato un aumento lievemente maggiore (+9,4%, contro +7,8% delle donne).

“Nel primo anno della pandemia – commenta Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA – le famiglie italiane hanno avuto un ruolo determinante nella gestione dell’emergenza, facendosi carico di servizi di welfare che altrimenti non sarebbero stati garantiti (assistenza ai bambini durante le chiusure scolastiche, assistenza agli anziani e ai non autosufficienti). Anche per questo, il numero di famiglie datori di lavoro domestico è cresciuto in tutte le regioni italiane.”